lunedì 21 novembre 2011

aiuola / mondo / vita.



Eppure siamo al mondo, eppure ogni giorno ci svegliamo e "facciamo"... l'importante è fare!
Nelle aiuole del mio giardino rigogliosi gli oleandri si innalzano d'estate, sotto foglie palmate che si lasciano attraversare dalla luce del sole, rose rampicanti adornano i contorni avvinghiandosi alle ringhiere in cerca di sostegno, negli angolini più isolati dove la gozzoviglia di piante prepotenti non ha ancora invaso il terreno sbocciano timide le piccole violette approfittando dei pochi raggi che riescono ad accarezzare anche la terra.
Ogni giorno si consuma nel mio giardino una fervida gara per chi si accaparra più acqua, per chi riesce ad affondare le radici più giù e più in la, per chi può aggiudicarsi il predominio dell'aiuola.
Ogni giorno il mio giardino si conforma al mondo, ogni giorno l'aiuola è un'enciclopedia di questa umanità così sola, avida, egoista.
Non c'è azione che un uomo faccia se non dettata da una sua necessità, da un suo malessere o benessere, da un suo piacere, da un giovamento personale.
Anche quella che per l'umanità può sembrare una spinta altruista in realtà è un desiderio, quello di veder felice un'altra persona perché fa felice noi stessi. NOI STESSI! E non c'è differenza fra un servo e un padrone, fra un santo e un impostore, fra un assassino e un medico... Ognuno agisce per la sua felicità.
La differenza sta nella differenza di felicità, alcune sono legali, altre meno... alcune sono ingiuste, altre sono reputate per la maggioranza squallide.
Ma per quanto questo possa sminuire ogni nostra azione, siamo tutti uguali, tutti maledettamente egoista!
E io... agisco per la mia felicità, niente di più.

mercoledì 26 ottobre 2011

ricevere, solo ricevere

arriva un giorno in cui dare comincia a pesare,
vorresti calore, due paperelle e un sereno piatto di vita
quest'oggi non vorresti raccogliere, ma solo ricevere...
sarà arrivato il tuo momento!
prima o poi arriverà...la chiamano leggera serenità.

lunedì 3 ottobre 2011

tentenna a mostrarsi

tentenna a mostrarsi in tutto il suo splendore, lascia intravedere le sue dolci forme, accennate sfumature, miti espressioni di una notte d'ottobre.
così nasconde il suo rosso splendore, chissà quale occhio indiscreto insistentemente l'ha fissata, chissà quali sguardi incantanti l'hanno scrutata così intensamente da imbarazzarla, da tingerla di un rosso così accennato ma intenso...
Nasconde lo sguardo, sfugge alla gente, copre la sua intensità con un velo nero di materia inconsistente, non tangibile né afferrabile, ma che sa fare bene il suo mestiere, quasi come un sipario, tu vorresti che si aprisse e mostrasse lo spettacolo, ti aspetteresti attori, colpi di scena, o semplici paesaggi, e invece sta lì, nessuno lo tira su, non c'è nessuno pronto a spostare quel velo e a mostrarlo,quello splendore...
Come le gote di una donna, quando non riescono a mentire, quando si tingono lievemente di quel rosso che dice tutto, un rosso così perfetto e delicato, il miglior trucco sul volto, un rosso spesso prepotente che non ascolta ragioni, pronto a mostrare le più profonde venature nascoste di ogni emozione, proprio quando vorresti nasconderla, proprio quando vorresti rallentare il cuore che ti batte in gola, quando fai rumore intorno affinché la gente non si accorga di quel tamburo che continua insistentemente, che accelera, come una banda in festa, ma quel rosso non ascolta ragioni, e si mostra, e mostra ogni tua debolezza...
Così non ti resta che un velo nero sul viso, un velo nero e un sipario, e nessuno spettacolo pronto a iniziare.
Così tentenna a mostrarsi, ma la luce non mente... Quel rosso è imbarazzo, ma è passione, è sentire, è spaccare il buio della notte e sezionarlo con mille raggi che come lamine lo rendono meno uniforme, danno senso ad ogni angolo denso di notte...
La luna tentenna a mostrare il suo rosso in una sera d'ottobre, la luna tentenna a mostrarsi, è ottobre e la luna si copre, la luna non sa, non è consapevole del suo naturale rosso splendore.

sabato 17 settembre 2011

Chiudere gli occhi.

Il cuore all'impazzata, la testa sbanda, nessuna lucidità, fuori solo colpi.
Rumori assordanti rumori, ogni giorno rumori, ogni giorno non chiudi gli occhi,
ogni notte non chiudi gli occhi, non chiudi gli occhi.
Fingi di vivere, fingi di svegliarti e vivere, ma sopravvivi e ti guardi intorno,
ogni sera la conta, per oggi ci siamo tutti.
Ma poi non va sempre così, qualche sera manca qualcuno,
o l'hai visto andarsene sotto i tuoi occhi, paralizzato, soffocato.
Un giorno scegli la vita, o solo speri di poter finalmente chiudere gli occhi.
Ammassati in un barcone, saluti la tua culla, quella terra che ti ha coccolato e aggredito, la guardi scomparire e trattieni le lacrime, dall'altra parte la vita ti aspetta.
puzza di piscio, solo puzza di piscio e mare, interminabile distesa sempre uguale, e speri che il cielo sia clemente, che il vento scelga altro da aggredire, qualcuno comincia a stare male, qualcuno ti si accascia di fianco e nuovamente vedi un corpo trasformarsi in cadavere, puzza di piscio e morte.... quella che non se ne và più, ne sei impregnato fino alla cellula più interna, in ogni brandello di carne, ti senti in trappola.
Resisti perché vedrai presto qualcosa di diverso all'orizzonte, quella sarà la tua america, sarà un po' come rinascere al mondo.
Terra! Non è un'allucinazione, è terra, la terra promessa tanto desiderata.
La terra tanto desiderata, in cui non hai un'identità, in cui nessuno laverà la puzza di piscio e di morte che ti scorre nelle vene, in cui il tuo patire è una colpa, il tuo coraggio è illegalità.
Giorni e notti di nuovo ammassati in dei buchi, senza letti, senza dignità, senza casa, intorno solo puzza di piscio e non chiudi gli occhi.
Sei niente, sei nessuno, sei un problema da tenere segregato in attesa che passi la stagione turistica, in attesa che il tuo viso segnato dal dolore non vada ad intaccare le vacanze della gente per bene.
Tu sei inferiore, un essere da educare, tu sei un tarzan da civilizzare, un animale da tenere chiuso o legato, un pericoloso delinquente dal quale stare lontani.
Tu hai solo 20 anni, e un'infinità di storia alle spalle che nessuno vuole ascoltare, che nessuno vuole sentire, tu qui sei un CLANDESTINO.

Storie di dignità calpestata, storie di umanità dimenticata, di innocenza ferita.
Storie di bestie che non aprono gli occhi.

venerdì 26 agosto 2011

La risposta della luna



Guardo la luna in una sera d’agosto, per un attimo mi sembra di tornare indietro di qualche giorno, quando la luna era diversa, non solo per le sue dimensioni, ma per ciò che illuminava.
Per un istante sento un vuoto dentro, come una mancanza, non penso sia solo nostalgia di un luogo, piuttosto penso che quando si assapora il gusto delle piccole cose è difficile dimenticarlo. Il Dukagjin non ha nulla di diverso dalle nostre montagne, l’acqua del fiume è composta da molecole di H2O come la nostra acqua, il cielo è azzurro di giorno e si trasforma in un infinito tappeto di stelle di notte come il nostro cielo, gli abitanti continuano ad avere due braccia e due gambe come noi, i bambini sono pieni di curiosità e amano giocare come ogni bambino della loro età. Allora perché nel complesso sembra tutto così lontano da noi? Mi rimbalza nella mente questa domanda da quando sono tornata ed è la luna a rispondermi. La realtà è che per necessità o per comodità non sentiamo più il bisogno della luce della luna, non ci sdraiamo più a vedere le stelle, ci bastano i nostri lampioni che illuminano ogni angolo delle nostre città e nascondono le sfumature e le luci del nostro cielo. Ecco che gli angoli bui delle nostre città spesso sono posti da evitare, posti poco sicuri dunque poco frequentati. Così abbiamo dimenticato quant’è bello il mondo visto al chiaro di luna! Abbiamo dimenticato quant’è bello poter fare un bagno in un fiume in cui l’acqua è limpida e ghiacciata, quant’è bello potersi sdraiare al sole e respirare a pieni polmoni , quant’è bello cogliere dagli alberi i frutti della natura e assaporarli… Ma dimenticare non credo sia il verbo opportuno, forse questa bellezza non l’abbiamo mai conosciuta, non l’abbiamo mai cercata. Preferiamo stare sotto la luce dei lampioni, scaricare la nostra immondizia nei fiumi, riempire l’aria di smog e muoverci comodamente, mangiare cibo comprato di cui ignoriamo la provenienza. L’utile non coincide con l’essenziale qui. Non penso si possa definire chi vive meglio o chi vive peggio, né ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma come l’anno scorso la valle di Breg Lumi mi induce a riflettere. Quest’anno il viaggio è stato diverso, non solo per la sua brevità, ma soprattutto per la consapevolezza diversa col quale ho vissuto ogni singolo giorno. È stato un viaggio dentro me, è stato un viaggio tanto crudo quanto dolce e delicato, un susseguirsi di schiaffi e carezze, di infinite domande. Colpita da sguardi, sorrisi ed espressioni. Colpita da quell’essenziale che và oltre il luogo, ma identifica ogni singolo uomo. Come guardare lo sguardo di Josef che mostra orgoglioso e un po’ dolorante il dente appena estratto, come sentire una scarica che ti attraversa quando sai che mentre Josefina lotta contro una radice che proprio non vuole uscire i due fratellini le stringono le mani, come quella fitta allo stomaco quando guardi Adrian che a soli 3 anni è costretto a stare chiuso in casa e lo resterà per il resto della sua vita perché qualcuno ha deciso per lui, come lo stupore che non riesci a mantenere quando vedi gente adulta emozionata per dover fare la propria prima visita medica. Ti domandi come fai a voltare pagina e a vivere la tua quotidiana vita quando sai che lì ha lasciato occhi desiderosi di conoscere e imparare costretti a vivere spesso chiusi in delle case che nella maggior parte dei casi corrispondono alle nostre stalle, quando sei consapevole dell’esistenza di territori in cui la medicina non può arrivare… Allora ti senti in colpa per ciò che hai e non ti sei guadagnato, per ciò che possiedi e non l’hai meritato, e ti viene voglia di urlare contro tutto e contro tutti, perché tutto ciò che non ci permette di guardare la luna e le stelle, di assaporare l’acqua e i frutti della natura è la stessa cosa che non ci permette di aprire gli occhi. Siamo così ciechi da disprezzare chi varca i nostri confini a bordo di un gommone, ci sentiamo superiori, ci siamo arrogati il diritto di giudicare e ancor peggio di scegliere per le vite altrui. Ma cosa siamo noi? Possiamo davvero pensare di recarci in terre straniere e insegnare qualcosa? Noi che abbiamo le case piene di cianfrusaglie inutili che non condividiamo, noi che riempiamo gli appartamenti di camere da letto e aboliamo le stanze in cui stare insieme e in cui accogliere chi ci viene a trovare, noi che accorriamo alle iniziative di beneficienza per sbarazzarci dei vestiti che non vanno più di moda ma quando ci viene detto che qualche rinuncia potrebbe davvero salvare l’economia di interi stati facciamo orecchie da mercante!
Allora io guardo la mia vita, e penso a chi in Dukagjin costruisce una casa con due camere degli ospiti e dorme con tutta la famiglia sul cemento di un sottotetto anche quando fuori nevica, a quegli uomini e a quelle donne che a 50 anni hanno il viso segnato dal lavoro per mettere da parte le provviste per l’inverno e donano il cibo di una settimana a chi va a fargli visita, penso a loro e da ogni loro gesto imparo umanità. Quella valle, come ogni luogo di questa terra, è piena di contraddizioni, è piena di bambini che cercano delle possibilità per poter realizzare i propri sogni, è piena di grandi donne che chinano la testa e stanno in disparte e di Adrian costretti a pagare per gli errori di altri. Ma oggi torno stordita da questa moltitudine di schiaffi e carezze, come se non sapessi più dove stia la cosa giusta, come se mi domandassi costantemente se siamo più poveri noi o loro. Sono stordita ma indignata, sicuramente so di non essere cieca.


foto di Pamela Samarelli

lunedì 18 luglio 2011

colleziono volantini...



...una mano tesa, il solito volantino del solito negozio di scarpe dove non andrai mai, sempre li di fianco alla stessa fermata metro, con la pioggia o con il sole, lui! forse stanco, non per il sole, non per la casa che gli manca,non per il letto che non ha... Ma per quella moltitudine di rifiuti, di sguardi scocciati dalla sua mano tesa, eppure non può tornare a fine giornata con la stessa manciata di volantini nello zaino, eppure... eppure il mondo non gli offre altro, eppure potrebbe scegliere scorciatoie, eppure resta li alla stessa fermata metro, ogni giorno, alla stessa ora, con qualsiasi temperatura. Eppure i passanti neanche lo guardano negli occhi, a nessuno importa cosa rappresenta quella mano tesa, nessuno afferra il volantino ringraziando, nessun sorriso, nessuno si spinge un po' oltre per sfiorargli le dita...

Oggi mi si spezza il cuore, sono passata da li di fretta e ho abbassato la testa senza neanche alzare un braccio per afferrare un volantino che per me non sarebbe stato un peso ma per qualcuno una piuma... oggi mi pesa non avere un volantino in più nel sacchetto della carta, oggi mi pesa quel sorriso neanche accennato, quel capo chino, oggi mi pesa non aver steso la mano...
oggi vorrei l'ennesimo volantino dello stesso negozio di scarpe in cui non andrò mai...

domenica 3 luglio 2011

.

pesante, come un sacco di macigni che staziona nello stomaco,
senza possibilità di muoverlo,
senza riuscire a spostarlo di un millimentro.

non c'è un posto dal quale non fuggire,
non ci sono luoghi in cui rifuggiarsi.

destinati a costruire sempre in posti nuovi,
sperando in strade più soffici,
in asfalti più leggeri,
in incontri più veri.

domenica 26 giugno 2011

infettata da un battito d'ali. ma eterno.

Dammi un po' del tuo sorriso,
dammi un po' del tuo stupore.

Contagiami con la tua gioia,
contagiami con la tua forza.

Infettami di quel rosso,
infettami del tuo verde.

Non guardarmi così,
non puntare dritto al cuore,
potrei soffocare, potrei non respirare.

Non mi conosci eppure lo fai,
sei immobile, senza forze, stremato,
eppure ti libri leggero nell'aria,
eppure continui a fissarmi.

Non chiedermi perché,
non so perché,
impotente e immobile, paralizzata e muta
completamente minuscola.

Ancora sotto effetto di sostanze stupefacenti,
mi sveglio, non dormo, ripenso, mi riempio,
trabocco, e forse mi ferisco.

Per un attimo avrei voluto davvero essere magica,
per un attimo avrei voluto dirti che bastava un soffio
per rimettere in moto le tue gambe le tue braccia,
ma poi quel soffio non usciva.

Ora la mano trema, il respiro ha cambiato consistenza,
soffio particelle cariche, le vedo scontrarsi con ciò ke trovano
le vedo dimenarsi nell'aria.
Non so se metterò mai più i piedi per terra.

martedì 21 giugno 2011

come una bolla di sapone sotto qualche cielo.




forse per voglia o solo per curiosità, ne avevo la possibilità, stavo lì sospesa in un attimo, forse lontana da tutto, ho messo me in mezzo, il mio respiro, un soffio, un attimo, lieve per paura del nulla, intenso e costante per paura di qualcosa di troppo breve.

Lentamente l'ho vista nascere, rifletteva dei colori tenui ma chiari e lucenti, si librava nell'aria con una tale leggerezza, mi sembrava quasi strano che all'interno ci fosse qualcosa di mio.

così vuota agli occhi degli altri, ma in realtà colma di me, del mio essenziale invisibile agli occhi, sorretta dal vento, trasportata dalla corrente, così autonoma, magica...

custodiva dolcemente qualcosa di così intimo e particolare, quasi un sogno, una magia...

stava lì senza direzione, con la voglia di lasciarsi trasportare.

stava lì, si è spinta troppo in alto non cosciente della sua fragilità, ha pensato che il vento non avrebbe mai potuto farle del male, ma la magia è un attimo, e senza preavviso svanisce...

é stato bello godere dello spettacolo del suo andare sotto questo cielo, secondi, sguardi e sensazioni.

esplode, e sn in pochi a poterlo percepire, forse ce ne sarà un'altra dopo, ma la traccia che quell'esplosione lascia, bagna minuscole superfici.
LE MIE.

domenica 19 giugno 2011

libertà è partecipazione

e al 23-esimo anno finalmente capì. "La lotta paga!" si ripeteva, e non aveva mai assaggiato il sapore della conquista, ma quel mese di giugno non lo dimenticherà mai.

E' difficile crescere col fuoco dentro sentendosi sempre dire che quel fuoco non può cambiare le cose, che il vento che tira è più forte,che l'erba è troppo verde, che è solo tempo perso. E in parte avevano ragione, il vento è più forte ma stavolta non soffia in direzione contraria.

Si avvicinò alla porta, fremeva dalla voglia di farlo, prese le 4 schede in mano, non aveva mai messo una croce con così tanta determinazione, con così tanta convinzione. Era la sua PRIMA VOLTA, finalmente capì che senso aveva la partecipazione, finalmente capì che quella era libertà.

Seguì tutto attentamente, quei numeri crescevano e non sapeva cosa fare per accelerare questo processo, il traguardo era vicino, e fremeva di gioia, ma non era gioia era qualcosa di più.

Si guardò nuovamente intorno e ogni cosa aveva una luce diversa, capì il perché di ogni resistenza, di ogni rivoluzione, di ogni disobbedienza... "Solo la lotta paga!".

IN PIEDI COSTRUTTORI DI PACE.

lunedì 16 maggio 2011

clowntagiata.



La fine di una giornata, l’inizio di una nuova. Con questo pensiero ho posato la testa sul cuscino ieri sera, con un pensiero, con mille volti e colori nel cuore e con una strana sensazione. Un po’ come quando si torna da una giornata di mare e addosso ci si sente ancora la sensazione di essere trasportati dalle onde, ieri mi sentivo come stordita e avevo come la percezione di indossare ancora un naso rosso. La giornata di ieri è stata la conferma di quello che da un mese circa mi passa per la testa, il naso rosso non è una maschera, non per come la intendo io! La maschera ha un ruolo sostitutivo, nasconde un’essenza e la sostituisce con una parvenza, la maschera è statica e non può rappresentare più di un’espressione, più di una sensazione. Il naso rosso è tutto il contrario, è quasi una corsia preferenziale fra le emozioni più intime e il proprio modo di esprimerle, in se non racchiude nulla, ma indossato è quella sesta marcia che ti permette di tirare fuori la natura gioiosa che è insita in ogni vita. E osservando attentamente i volti della GNR mi sono accorta come quel naso rosso non necessita di essere indossato, alcune persone lo tirano fuori con naturalezza senza nessun corso, senza nessuna teoria, alcune persone ce l’hanno stampato in faccia, e non parlo solo di voi clown, parlo anche delle persone incontrate per strada. Ti accorgi che alcuni hanno una voglia immensa di tirarlo fuori, ma non il coraggio per affrontare il mondo che ti guarda interdetto, altri sono così immersi nelle routine dei doveri quotidiani che la stanchezza ha nascosto la strada per trovare quell’angolo di gioia, altri ancora sono così arrabbiati col mondo da pensare che queste sono cretinate(forse proprio per questo sono così arrabbiati col mondo!). Nel mio caso, penso di averlo tirato fuori e nascosto varie volte, in modo un po’ altalenante, penso di essermi persa e ritrovata più volte, ma ancor di più penso di essermi scoperta in miriadi di occasioni. In questo momento penso che sto riesumando un bellissimo gran naso rosso e lo ritrovo in ogni angolo della mia vita, e lo ritrovo nella passione smisurata che ho per questo mondo, e per ogni essere vivente, lo ritrovo nell’amore incondizionato per l’amore stesso. Ed è incredibile la forza che ti senti addosso quando le tue azioni sono mosse da questo carico di forti emozioni. Oggi mi và di ringraziare ogni protagonista della MIA GNR che, in quanto giornata del naso rosso, racchiude un po’ tutto ciò che da un mese a questa parte mi sta dando forza e grinta e rappresenta la benzina del mio motore, tutte le vite che mi stanno facendo vibrare di emozioni.

Grazie ai colori di vip roma, grazie alla freschezza degli scoriandoli, grazie alle piazze piene di gente, grazie ai passanti, grazie ai rivoluzionari , grazie agli “Arrigoni” sparsi per il mondo, grazie all’animo tenace della mia amata Calabria, grazie ai bambini che non si piegano davanti ai passi standard dei balli di gruppo, grazie agli orizzonti, grazie a chi lotta per i beni comuni, grazie ai popoli che si ribellano ai regimi, grazie ai sorrisi e alle pacche sulle spalle di gente appena conosciuta, grazie al sole che torna dopo la pioggia, grazie ai giocolieri della gioia, grazie ai bambini che guidano i genitori verso piazza farnese, grazie a chi crede nella vita.

amelie orgogliosa di questo favoloso mondo...

mercoledì 4 maggio 2011

Forse è amore.

Vivo in un universo parallelo? No. Il mio universo si scontra giornalmente con questo, ma non c'è traccia di fusione! Visiono, osservo, ascolto, mi mescolo, ma non mi fondo.

Così oggi osservo - analizzo - sento: l'amore.
Innamorati oggi. L'essere umano, quando si sente solo o si accorge che ormai è in età "da sistemazione", si concentra morbosamente nella ricerca spietata di un suo simile da amare, e con suo simile intendo uno appartenente alla specie umana. Mi sono sempre domandata come poi sia possibile che in quel determinato momento questa ricerca si concluda sempre,o nella maggior parte dei casi, con risultati positivi. (Io non riesco neanche a trovare le chiavi di casa quando ne ho bisogno!).
E così gli innamorati...
L'uomo con la fede al dito che impreca davanti al supermercato chiuso è innamorato di sua moglie, il ragazzo che si reca all'università con l'i-pod regalato dalla ragazza per natale assecondando le leggi d'inerzia e sognando malta è innamorato, l'isterica insegnante di scuola elementare stressata dalla sua classe di 35 bambini scalmanati è innamorata di suo marito, il tipico uomo d'affari divorziato a causa di una bionda con gli occhi da cerbiatta con cui convive ora è innamorato.
Innamorati! Io li definirei parzialmente soddisfatti di aver trovato una dimensione adeguata alla società di oggi che ti vuole stressato e isterico, ma pronto a donare amore ad una famiglia con cui vomitare tutti i tuoi problemi su una tovaglia rossa e il servizio di piatti di ikea con tanto di fermatovaglioli in alluminio. Questo nel migliore dei casi, al più delle volte la famiglia aggiunge problemi a quelli che già porti a casa.

Sono cinica? Tutt'altro! Sono così follemente innamorata che nel mio universo l'amore ha tutta un'altra dimensione. Sono così follemente innamorata che non necessito di qualcuno da amare, semmai potrei trovare un giorno qualcuno da amare in modo diverso e con cui condividere l'amore che ogni giorno mi esplode dentro.
Non si può amare qualcuno che vive in questa terra, se prima non si ama questa terra, ogni suo essere vivente, e la vita stessa.
Innamorarsi della vita stessa. Quando si ama qualcosa si fa di tutto per proteggerla. Io proteggo la mia vita da sentimenti opportunamente costruiti, da sentimenti di cui accontentarmi, da sentimenti forzati. Io proteggo la mia vita da rapporti che appesantiscono le mie giornate, che limitano le mie libertà, che non mi danno tranquillità. Io proteggo la mia vita da chi staziona nel mio cuore non come una piuma ma come un macigno. Così proteggo l'amore.
Ho paura che un giorno il mio universo si fonda con questo, ho paura che pensare di essermi innamorata di qualcuno e convincermi di questo mi porti a non amare più quanto amo adesso, mi porti a dimenticare quanto amo quelli di cui non sono innamorata, quanto amo i passanti e i loro buffi vestiti, quanto amo i pedoni e il loro modo di lanciarsi sulla strada, quanto amo gli automobilisti che imprecano nel traffico, quanto amo le foglie, i prati, le zanzare, il mare, quanto amo amare. Spero invece di trovare un giorno qualcuno che possa amare come amo io tutto questo, che possa sentire come me il cuore in gola e una lacrima accarezzare il viso quando vedo un servo ribellarsi a un padrone, quando vedo uno sconosciuto sorridere a uno incontrato per caso, quando sento le cicale e mi sento sovrastata dall'immensità del cielo, quando sento la mia terra vibrare.
Spero di amare in modo particolare questo qualcuno non perché l'ho deciso o perché è il momento, ma perché semplicemente insieme ogni colore è più sgargiante, ogni espressione è più solare, ogni rumore è una melodia, ogni peso è più leggero.

Spero che l'uomo la smetta di rendere questo mondo non adatto all'amore, perché l'uomo ha un'ardente bisogno di amare per vivere. E forse le mie mille passioni posso racchiuderle nell'amore.

sabato 23 aprile 2011

ed è tutto!

che musica! e non c'è altro oggi...
sorridere così spontaneamente senza un perché, come se ti ascoltassi, e questo suono ti piacesse davvero! e d'improvviso non senti più quella solitudine, quella consapevolezza che niente e nessuno può vibrare come vibri tu, può sentire ciò che senti tu, può capire "tu"!
Perché tu sei tutto intorno, e intorno ci sono le stesse finestre accese, ci sono gli stessi prati incolti, le stesse stelle, gli stessi irrigatori, le stesse buche, gli stessi svincoli, le stesse cicale, gli stessi passi, che da anni ti hanno fatto vibrare come le corde di una chitarra, che da anni sono stati il motore del tuo andare! E se dimentichi dove stai andando è perché hai tralasciato la parte fondamentale del tuo essere... ascoltare la musica che ti ha spinto a partire!
E quelle finestre accese, quei prati incolti, quelle stelle, quegli irrigatori, quelle buche, quegli svincoli, quelle cicale, ci sono sempre, ma dimentichi di osservarle, di respirarle! è strabiliante ritrovare la consapevolezza di saperti suonare, non ci sono spartiti, nè direttori d'orchestra, ci sei tu e tu.
Non importa cosa ne esce fuori, è naturalmente in armonia con il resto! Non esiste un senso, non esiste un traguardo, esiste solo una partenza e un pentagramma, la tua strada!
ed è tutto!

sabato 9 aprile 2011

Non c'era la mente



Che castello di sabbia la mente umana! così modellabile, così suscettibile, così fragile e influenzabile! Ho sognato di essere VERAMENTE incapace di intendere e di volere, secondo la definizione medica più corretta, ho sognato di essere effettivamente "matta" (non una scomoda, dichiarata matta!). Ho sognato di essere matta, romanticamente matta, non come una affetta da disfunzioni cerebrali, ma come qualcuno che non possiede un cervello...
Ho sognato di stare lì, sdraiata sulla soglia di un burrone, non cosciente che quella sensazione fortissima che provavo in quella instabile condizione fosse paura, ma stavo lì pronta a lanciarmi nel vuoto per capire di quanto il battito del mio cuore potesse accelerare! era una sensazione così forte, toglieva il fiato, seppur continuassi a respirare... l'ho fatto, un attimo, un salto, giù nel vuoto, un vuoto senza fine... il mio cuore esplose, mi invase il rosso... posai i piedi a terra, non avevo più un cuore!
Ma ero colma, inondata, invasa, di adrenalina, di sangue, ovunque, senza traboccare, senza vomitare... Correvo, carica di vita, incontravo volti al quale sorridevo, incontravo occhi che assaporavo, incontrai delle labbra...me ne appropriai!
toccavo, assaporavo, guardavo, gustavo, udivo, urlavo, senza intendere ciò che percepivo, ma raccoglievo e riempivo, nonostante fossi piena! Non c'era più un posto in cui incanalare tutti i miei sentimenti, e non avevo una centralina che li schematizzasse, erano solo miei e li vivevo con ogni parte del corpo, non ne sprecai neanche un granello!
Sentii una lama trafiggere lo stomaco, non cosciente che fosse dolore, infilai le mani nei tagli, esplorai la ferita ampliando quell'atroce sensazione, e piangevo, urlavo, ma qualcosa mi spingeva a continuare, a vivere ogni orrore... scovai la lama, con forza la estrassi! Non versai una goccia di sangue, continuava a stare lì, gonfio di ossigeno, macchiato da ogni percezione.
stava tutto li a darmi un colore.
Forse ho sognato di essere matta, non c'era la mente ad offuscare le sensazioni, non c'era la mente a cambiare i colori, non c'era la mente a frenarmi quando decisi di fare esplodere il mio cuore.
Non c'era la mente!

lunedì 4 aprile 2011

l'ansia di notti insonni

ed è in queste notti in cui, nonostante la stanchezza, il sonno non vuole sopraggiungere, in queste notti il tempo si blocca... è come se non chiudessi gli occhi per paura di svegliarti con un nuovo sole, un'altra nuova giornata, altre 24 ore in cui domandarti cosa stai facendo, cosa ne sarà di te, dei tuoi sogni, della tua vita...
è in queste notti che ti assale l'ansia di vivere, o forse l'ansia di non vivere abbastanza... e così gli occhi di un tunisino che cerca libertà, gli occhi di un giovane ragazzo che ha sfidato tutto perché quel tutto non era la sua felicità, quegli occhi sono quasi come un rimprovero per chi lascia che i giorni vadano, quegli occhi spaventano. Non sono le loro mani, i loro ipotetici gesti a fare paura, sono i loro occhi testimoni di coraggio e di cambiamento che terrorizzano chi non accetta che qualcuno gli ricordi quanto è schiavo di se stesso e di questo inferno che si è costruito, fatto di regole e bon ton, apparenza e sogni di altri...
è in queste notti che lotti con te stessa, perché non puoi permetterti notti insonni, la mattina dovresti essere fresco e riposato, eppure è come se il tuo corpo ti chiedesse di non essere pronto a questa quotidiana routine, è come se ti chiedesse di ribaltare le tue giornate, un po' come confondere il giorno con la notte! è in queste notti che senti la necessità di non muoverti col sole dritto in viso, lo stesso sole che rigenera ma spesso affatica e acceca, ma desideri ardentemente vagare al buio, alla ricerca magari di una cometa pronta a guidarti su qualche strada che non sai spiegarti, senza la certezza di ciò che troverai davanti a te, rischiando anche d'inciampare o di scontrarti con qualcosa, ma rivolgendo lo sguardo al cielo ritrovarlo sempre lì col suo firmamento...
è in queste notti che l'ansia di vivere col sole mi assale, l'ansia di dover ruotare in eterno intorno a qualcosa, di seguire sempre la stessa monotona orbita, di dipendere dall'energia di qualcos'altro... è in queste notti che amo il buio, amo il mio essere terra, consapevole di avere una luna che mi ruota sempre intorno, una luna che mostra sempre la stessa faccia, ma che è piena di cose da scoprire...
è in quest'ansia che mi auguro di scoprire l'altra faccia della luna, come con coraggio oggi c'insegna l'animo fresco e libero dei giovani tunisini, che assaporano il gusto del vento...

martedì 1 marzo 2011

18 metri...



18 metri prima di arrivare a casa assapori già il piatto di pasta che ti aspetta sulla tavola apparecchiata, i 18 metri prima che il bus si fermi dopo un viaggio di 10 ore sono quasi una liberazione, 18 metri percorsi a braccia aperte andando incontro alla persona amata sono un infinito di palpitazioni...
18 metri per una tartaruga sono un'eternità, per un aereo sono un secondo...
per te... la tua pena.
A te il tuo inferno dantesco, a te la legge del contrappasso, hai pagato con la vita la stessa vita che hai inseguito...
Non penso valgano molto le parole di tutte quelle persone scosse dalla tragedia, nessuno può capire cosa siano stati quei 18 metri per te e per i tuoi cari, non penso nessuna istituzione, nessun comunicato stampa, nessuna omelia, nessuna lacrima possa minimamente riflettere i 18 metri che ti conducevano alla morte!
Tutti sanno che quei 18 metri ci aspettano giornalmente dietro l'angolo, tutti sanno che ci sono operai sfruttati nei cantieri, che ci sono uomini annientati nelle carceri, che ci sono persone emarginate dalla società... tutti lo sanno!
quando un operaio muore sul lavoro, quando un "diverso" o un "delinquente" non regge più il suo inferno in terra e si toglie la vita, quando le tragedia smuovono quel mondo di zucchero filato e cioccolata che inonda le nostre case... alla scossa segue l'autoconvinzione che il destino è crudele, che il fato non ha via di fuga! Un mazzo di fiori, un fax, un telegramma, la visita, qualche lacrima, e la preghiera costante che tutto ciò non accada a qualcuno a noi vicino!
Il fato, la tragedia, una disattenzione, un qualcosa di incontrollabile!
Com'è facile togliersi il peso dalla coscienza! da quando ci siamo abituati all'idea che vivere dev'essere una conquista?
Cos'è tutto questo che ci circonda? L'uomo non ha costruito tutto ciò per stare meglio?
...dobbiamo ringraziare il cielo se abbiamo un lavoro e se possiamo permetterci una casa! Dobbiamo chiamare eroe chi la mattina si sveglia e "butta il sangue" a lavoro, torna a casa distrutto e si addormenta con gli incubi su ciò che il domani gli riserva!
Da quando abbiamo deciso che il dono della vita andasse così sprecato? Da quando il sudore vale di più di due ore passate in famiglia? da quando il nostro fallimento è inversamente proporzionale al nostro sacrificio?
Ora guardiamo alla realtà! nessuno pagherà per i tuoi ultimi 18 metri, nessuno lotterà perché a qualcun altro non capiti la tua stessa tragedia! Guardiamoci allo specchio e chiediamoci da quando abbiamo deciso che il "DONO" della vita non fosse più un dono! Da quando abbiamo deciso che è normale uscire di casa per andare a lavoro e salutare i propri cari ogni giorno come se fosse l'ultimo!
In principio c'era l'uomo, l'uomo e nient'altro... L'uomo che col tempo ha cercato di migliorarsi la vita rendendola un inferno!
I tuoi 18 metri oggi li chiamano "morte bianca", non so cosa ci sia di bianco nella morte di un ragazzo che a 24 anni cercava solo un po' di serenità...
Sarà che mi sento inadatta a tutto questo, ma questa morte bianca come ogni altra morte bianca, come ogni vita persa nella quotidiana battaglia in cui abbiamo trasformato la vita, è un'altra macchia nera che riempie la nostra fragile esistenza umana, in una società fatta di uomini che sperano ogni giorno che quei 18 metri siano i più lontani possibile...

giovedì 3 febbraio 2011

Mi sogno i sognatori che aspettano la primavera...

"Tale suprema rinuncia alla mia fierezza offro in questo momento d'addio alla vostra povera mamma e a voi, miei cari disgraziati figli. Amatevi l'un l'altro, miei cari, amate vostra madre e fate in modo che il vostro amore compensi la mia mancanza. Amate lo studio e il lavoro. Una vita onesta è il migliore ornamento di chi vive.
Dell'amore per l'umanità fate una religione e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili. Amate la libertà e ricordate che questo bene deve essere pagato con continui sacrifici e qualche volta con la vita. Una vita in schiavitù è meglio non viverla. Amate la madrepatria, ma ricordate che la patria vera è il mondo e, ovunque vi sono vostri simili, quelli sono i vostri fratelli. Siate umili e disdegnate l'orgoglio; questa fu la religione che seguii nella vita. Forse, se tale è il mio destino, potrò sopravvivere a questa prova; ma se cosi non può essere io muoio nella certezza che la primavera che tanto io ho atteso brillerà presto anche per voi. E questa speranza mi da la forza di affrontare serenamente la morte."

(lettere di partigiani condannati a morte)


... che la primavera che tanto io ho atteso brillerà anche per voi... brillerà anche per voi..

e vedo lui, sdraiato su una barella, bellissimo, giovane, intelligente, condannato a morte... lui ha preferito il sacrificio alla schiavitù, amava la sua terra, la sua tunisia, la voleva liberà, lui è un partigiano di oggi...

c'è chi chiede democrazia, c'è chi chiede di scegliere un nuovo governo non corrotto a tirana, c'è chi chiede elezioni e riceve un proiettile, per scelta o per caso...
lui è un partigiano di oggi...

Morti in piazza Tahir, morti che non vivranno mai un egitto senza regime... solo morti, o partigiani oggi!

che sia l'alba di quella primavera, che sia un risveglio di coscienze, o che siano lotte contro mulini a vento?
"Amate la libertà e ricordate che questo bene deve essere pagato con continui sacrifici e qualche volta con la vita. Una vita in schiavitù è meglio non viverla."