martedì 1 marzo 2011

18 metri...



18 metri prima di arrivare a casa assapori già il piatto di pasta che ti aspetta sulla tavola apparecchiata, i 18 metri prima che il bus si fermi dopo un viaggio di 10 ore sono quasi una liberazione, 18 metri percorsi a braccia aperte andando incontro alla persona amata sono un infinito di palpitazioni...
18 metri per una tartaruga sono un'eternità, per un aereo sono un secondo...
per te... la tua pena.
A te il tuo inferno dantesco, a te la legge del contrappasso, hai pagato con la vita la stessa vita che hai inseguito...
Non penso valgano molto le parole di tutte quelle persone scosse dalla tragedia, nessuno può capire cosa siano stati quei 18 metri per te e per i tuoi cari, non penso nessuna istituzione, nessun comunicato stampa, nessuna omelia, nessuna lacrima possa minimamente riflettere i 18 metri che ti conducevano alla morte!
Tutti sanno che quei 18 metri ci aspettano giornalmente dietro l'angolo, tutti sanno che ci sono operai sfruttati nei cantieri, che ci sono uomini annientati nelle carceri, che ci sono persone emarginate dalla società... tutti lo sanno!
quando un operaio muore sul lavoro, quando un "diverso" o un "delinquente" non regge più il suo inferno in terra e si toglie la vita, quando le tragedia smuovono quel mondo di zucchero filato e cioccolata che inonda le nostre case... alla scossa segue l'autoconvinzione che il destino è crudele, che il fato non ha via di fuga! Un mazzo di fiori, un fax, un telegramma, la visita, qualche lacrima, e la preghiera costante che tutto ciò non accada a qualcuno a noi vicino!
Il fato, la tragedia, una disattenzione, un qualcosa di incontrollabile!
Com'è facile togliersi il peso dalla coscienza! da quando ci siamo abituati all'idea che vivere dev'essere una conquista?
Cos'è tutto questo che ci circonda? L'uomo non ha costruito tutto ciò per stare meglio?
...dobbiamo ringraziare il cielo se abbiamo un lavoro e se possiamo permetterci una casa! Dobbiamo chiamare eroe chi la mattina si sveglia e "butta il sangue" a lavoro, torna a casa distrutto e si addormenta con gli incubi su ciò che il domani gli riserva!
Da quando abbiamo deciso che il dono della vita andasse così sprecato? Da quando il sudore vale di più di due ore passate in famiglia? da quando il nostro fallimento è inversamente proporzionale al nostro sacrificio?
Ora guardiamo alla realtà! nessuno pagherà per i tuoi ultimi 18 metri, nessuno lotterà perché a qualcun altro non capiti la tua stessa tragedia! Guardiamoci allo specchio e chiediamoci da quando abbiamo deciso che il "DONO" della vita non fosse più un dono! Da quando abbiamo deciso che è normale uscire di casa per andare a lavoro e salutare i propri cari ogni giorno come se fosse l'ultimo!
In principio c'era l'uomo, l'uomo e nient'altro... L'uomo che col tempo ha cercato di migliorarsi la vita rendendola un inferno!
I tuoi 18 metri oggi li chiamano "morte bianca", non so cosa ci sia di bianco nella morte di un ragazzo che a 24 anni cercava solo un po' di serenità...
Sarà che mi sento inadatta a tutto questo, ma questa morte bianca come ogni altra morte bianca, come ogni vita persa nella quotidiana battaglia in cui abbiamo trasformato la vita, è un'altra macchia nera che riempie la nostra fragile esistenza umana, in una società fatta di uomini che sperano ogni giorno che quei 18 metri siano i più lontani possibile...

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