giovedì 31 maggio 2012

sguardo-sguardo, sorriso-sorriso, saltello-saltello

Incrociare occhi era quello che cercava davanti al gate, senza pensieri lasciando che ogni cosa provocasse una reazione, occhi negli occhi, sorriso... Il primo sguardo andò male, la risposta fu una fuga inaspettata dietro due lunghe gambe, il secondo fu un sorriso accennato e timido, un saluto, il terzo... bè il terzo era lo sguardo giusto! sguardo-sguardo, sorriso-sorriso, saltello-saltello... e una gran festa di saltelli.
Tenersi stretti negli occhi, accarezzarsi di sorrisi, gioire di saltelli, e ancora saltelli fino a perdere il fiato...
Lo sguardo giusto, gli occhi perfetti! Una festa, una cerimonia olimpionica di inizio giochi, un piatto di pasta al sugo al ritorno da una lunga giornata di lavoro, tutto questo era solo una fila davanti al gate.
Ma ai primordi della comunicazione era così che ci si rapportava?
Com'era quando non c'era da scrivere, da digitare, e ancor di più da parlare... quando tutto era fatto di curiosità, una catena di azioni e reazioni, senza poi tante riflessioni.
Com'è quel toccarsi con gli occhi, quel capirsi di espressioni, quel festeggiare di saltelli?
Passo la mano sulla coperta, ruvida, interruzioni di consistenza massaggiano il palmo, i polpastrelli seguono le linee imperfette ma parallele, più liscia la superficie che mi accingo ad esplorare, un foglio cambia le mie sensazioni, freddo, distaccato, distante dal calore della coperta- un corpo a se, sceglie di prendere le distanze - mi induce a tornare sui miei passi, è il ruvido ciò che cerco, la sensazione di presenza di un attrito imponente, che si fa sentire, un attrito flessibile, presente ma non invadente, che si lascia piegare ma che non molla la presa. La mia coperta, un insieme di contatti, presenti, vicini, imponenti e delicati. Un massaggio per le mie mani.
Mi accorgo di avere un filo in bocca, spezza quel gusto amarognolo che resta di un ovetto di cioccolato fondente, ho l'amaro in bocca, ho una presenza insapore in bocca che spezza l'acre, una presenza nel posto sbagliato ma si lascia masticare, un modo per eliminare l'amaro in bocca, non introduce dolcezza, ma come uno spazzino rimuove sapori, per un attimo socchiudo le labbra, lascio che l'aria attraversi gli spazi sottili fra i miei denti imperfetti, il fresco non accentua l'amaro ma lo rende più presente, come se in bocca ci fosse uno strato incrostato di solletico, uno strato di tocchi, uno strato di sapori.
Mi ricordo del filo, il filo delle cuffie che continuano a propinarmi note, me le spediscono direttamente dentro, ad occhi chiusi le sento, le ho in testa, è come se qualcuno mi stesse cantando in ogni canale del circuito del mio cervello, c'è un concerto nella mia testa, eppure posso decidere di spegnerlo, eppure non ha la capienza per tutta questa gente, eppure è vuoto, ma le onde mi attraversano e il loro flusso riempie ogni spazio in testa, quel flusso di segnali riesce a invadere così prepotentemente il vuoto della mia testa... io lo sento, e sento ciò che voglio, e se levo una cuffia e avvicino l'orecchio al palmo della mano l'attrito con la coperta sostituisce il concerto. Sento quando la materia mi parla.
E con gli occhi continuo a scrutare ciò che mi circonda, la stanza che da un anno mi ospita, sembra piena di particolari nuovi, c'è un infinito di punti  sulle pareti di un parallelepipedo.
Mi accorgo di avere le mani sotto il naso quando sento l'odore della mia pelle, da sempre mi accompagna, diverso negli anni ma costantemente presente, è come se fosse vivo, ed è l'unica cosa familiare qui...
L'essenza del mio sentire, del mio essere, del toccare, miscelare, saltellare, scegliere. l'essenza, l'uso simultaneo della base, dei miei pù puri cinque sensi spogliati del resto.
Eppure non so usarli, perche non so reagire alle azioni, perchè non so sentire i più minuscoli odori, ne farmi massaggiare dai più forti attriti, nè lasciarmi solleticare dai più acri sapori, ne riesco a cercare i punti nei punti delle fitte superfici delle comunicazioni.

Mi basta invidiare chi guarda, sorride e saltella.




Nessun commento:

Posta un commento